Allattamento, attaccamento e dialogo

Dalla “madre ambiente”di Winnicot alla “Strange Situation” di Mary Ainsworth. I temi di allattamento, attaccamento e dialogo secondo i grandi psicoanalisti del ‘900.

Donald Winnicott, psicoanalista e pediatra inglese, afferma che “non c’è una madre senza un bambino e non c’è un bambino senza la madre”1. Il bambino non è una monade, chiuso in se stesso e autosufficiente. Il centro della sua vita ruota attorno alla figura della madre, fonte di affetto e nutrimento. Il bambino infatti,  appena nato, si trova d’improvviso nel mondo, fatto di curiosità e di timori, fatto di bisogni. E il primo oggetto di cui ha esperienza è necessariamente la madre. Quello che ci sembra apparentemente ovvio, cioè che un bambino senza una madre che se ne prende cura non potrebbe avere un adeguato sviluppo fisico e psicologico, in realtà è fondamentale per capire l’importanza del legame che si viene a creare tra madre e figlio e il significato dell’allattamento. Winnicott descrive in modo esemplare questo legame parlando di una madre che, come un involucro, fatto di braccia che lo reggono, di alimento e calore, di affetto, contiene il suo piccolo: è la madre-ambiente, ed è la prima esperienza che ogni neonato ha della sua madre2. La madre possiede un adattamento precostituito ai suoi compiti, così come il bambino è normalmente attrezzato per superare senza danni l’esperienza della nascita3. Winnicott denomina holding il contributo psicologico materno allo sviluppo. Esso si basa sull’empatia4.

Addentrandoci ancora di più nel tema centrale dell’allattamento, non possiamo non citare un modello teorico fondamentale, ad opera di John Bowlby5 e Mary Ainsworth6. Mary Ainsworth ha elaborato un metodo di osservazione denominato “Strange Situation7, dove il bambino, tra i 12 e i 18 mesi, viene lasciato solo per poter osservare come reagisce all’assenza e poi ricomparsa della madre. A partire da questo, e alla luce dei riferimenti teorici di John Bowlby, ha descritto quattro stili di attaccamento tra madre e bambino. Nel primo stile, insicuro evitante, il bambino esperisce una madre insensibile ai suoi segnali, che scoraggia il contatto fisico quando il piccolo ha paura o sta male. Il figlio, lasciato solo, nonostante abbia paura, non manifesta il suo sconforto. Nel secondo stile, sicuro, il bambino esperisce una madre responsiva alle sue richieste e ai suoi bisogni. Lasciato solo quindi, esprime inizialmente il suo sconforto ma poi è in grado di reagire ed esplorare l’ambiente circostante. Il terzo stile, insicuroansioso ambivalente, caratterizza i bambini con una madre imprevedibile nelle risposte, con comportamenti affettuosi solo quando lei ne sente il bisogno e non come risposta ai bisogni del piccolo che, lasciato solo, manifesta un pianto inconsolabile e non è in grado di superare il distacco ed esplorare l’ambiente. L’ultimo stile, infine, disorganizzatovede una madre dominata da esperienze traumatiche irrisolte, che non risponde alle richieste del bambino. Quest’ultimo quindi
non dispone di strategie stabili e manifesta comportamenti contradditori, azioni mal dirette, stereotipate e asimmetriche, congelamento, immobilità, disorientamento.

Questa teoria sottolinea ancora una volta come il rapporto madre-figlio abbia conseguenze importanti nello sviluppo del bambino e sia una relazione all’interno della quale ognuno dei due porta un suo contributo. Entrambi, infatti, non hanno un ruolo passivo, ma co-costruiscono l’interazione e contribuiscono a suscitare risposte nell’altro, costituendo un vero e proprio dialogo, dove lo stile di attaccamento gioca un ruolo fondamentale nella riuscita o meno della comunicazione. All’interno di questo dialogare, è importante sottolineare come anche la suzione del bambino sia un modo per comunicare con la madre. Molte risposte dei bambini infatti sono organizzate secondo ritmi prevedibili8 e la suzione ne rappresenta l’esempio più significativo. La suzione, intesa come gesto e non come vera e propria alimentazione, segue una periodicità di carattere biologico, capace di sincronizzarsi nella relazione. L’adulto apprende a modulare i ritmi del bambino e ad inserirsi in essi regolandoli e modificandoli. Nell’allattamento il piccolo non ha un ruolo passivo, non è un inerte recettore, ma concorre attivamente a organizzare lo scambio comunicativo9. La suzione quindi non diventa solo un modo per soddisfare il bisogno di nutrirsi, ma un vero e proprio strumento tramite il quale interagire con la madre, influenzandone gli atteggiamenti e i comportamenti. In questo scambio, i due agiscono secondo un modello che segue le regole del rispetto del turno, dove la pausa del bambino induce l’intervento della madre, che quando cessa, provoca la ripresa di suzione del bambino10. La nutrizione è un precursore del dialogo.  I ritmi nella nutrizione saranno fondamentali per lo sviluppo futuro della relazione11.

 

 

[1]Winnicott, 1971.
[2]Vegetti Finzi, 1986.
[3]Ibidem.
[4]Ibidem.
[5] Bowlby, 1969; 1973; 1980.
[6]Ainsworth, Blehar, Waters & Walls, 1978.
[7]Ainsworth et al., 1978.
[8]Di Blasio, 2000.
[9]Ibidem.
[10]Laicardi, 1995.
[11]Di Blasio, 2000.

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